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di cani, padroni e altri animali
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A spasso con Zelda

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  • 17 dic 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Sulla carta uscire per una passeggiata in centro con il cane può sembrare rilassante.

Fai due passi, guardi due vetrine e intanto Zelda esce e si tiene impegnata con i ferma, i seduta e gli andiamo.

Tutto funziona molto bene quando sei a casa e immagini come andrà la passeggiata.

Il guaio è che anche gli altri possessori di cani pensano di fare la tua stessa passeggiata.


I cani fanno i cani. Il problema molto spesso sono i padroni.

Una povera signora piuttosto avanti con l'età è stata trascinata dal chihuahua asmatico per tutto il corso per venire ad annusare Zelda e tentare infine di azzannarla. Una ragazza ha preteso, sulla base di un lignaggio nobiliare che avrei dovuto intuire dall'espressione del suo bassotto, di passare esattamente nel punto in cui stavamo passando noi, facendo attorcigliare i guinzagli. Un tizio si è avvicinato con un segugio e si è infilato tra me e Zelda, mentre cercavo di tenerla seduta. E una volta lì mi ha fatto la domanda infallibile dell'esperto cinofilo: «Ma è maschio o femmina?».

Come se il genere del cane ne determinasse il comportamento sociale.

In quel caso la conversazione, invariabilmente, può andare solo in due modi: «Ah, allora no!» oppure «Ah, allora va bene.» Che chi l'ha detto che i cani dello stesso genere vadano tutti d'accordo? Cosa fanno, una alleanza mondiale dei cani maschi o delle cagne femmine? Posso assicurare di avere conosciuto cani a cui non andavano a genio tutti gli altri cani, eccetto uno che era pure di genere diverso.


«È maschio o femmina?», mi chiede infatti il tizio.

«È femmina.»

«Ah, meno male: il mio maschio. Allora vanno d'accordo.»

«No che non vanno d'accordo. Non vedi che sto cercando di tenerla ferma? Il tuo sarà pure maschio ma alla mia gli sta sui coglioni. Te ne vai, per favore?».


Più tardi, mentre cercavo di prendere un libro in alto sullo scaffale della libreria tenendo Zelda seduta al mio fianco, due genZ si sono avvicinati facendo gli ululati: «Che bella!», «Quanto ha?», «Come si chiama?»

«Si chiama Zelda.»

«Uh, come la principessa della saga.»

«No. Veramente come la moglie di Scott Fitzgerald!»

Vaga espressione di spaesamento sul loro viso.


Che fatica.

  • 29 nov 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Sono passati un po' di giorni ma abbiamo avuto il nostro da fare.

L'aspetto più sconvolgente con cui abbiamo dovuto fare i conti in famiglia è sapere che in fondo a quella cordicella che chiamiamo guinzaglio non c'è un cucciolo di labrador, tenero, coccoloso, con tutte le sue espressioni da labrador ma un temibile killer.


Stavamo passeggiando per il consueto giro pomeridiano. All'angolo dell'isolato, del tutto inatteso, è spuntato Zoldan. Zoldan è un labrador champagne. Ha qualche anno, è abbastanza male in arnese e gira sempre senza guinzaglio.

A Zelda piacciono molto i suoi simili, se sono labrador è anche meglio. Quindi ha fatto di tutto per avvicinarsi a Zoldan che, d'altronde, non si è tirato indietro. Anzi.

Lei ha iniziato a fargli le feste e Zoldan è stato al gioco.

Finché.

Zoldan è caduto a terra.

«Oddio!», ha iniziato a urlare la padrona.

Zoldan non riusciva a rimettersi ritto sulle zampe.

«È morto! È morto!», strillava intanto.

Zoldan annaspava con le zampe come se nuotasse sul marciapiede, respirando a fatica.

«Come quell'altro! Mio marito!»

Ero paralizzato dalla situazione. Zelda, invece, era seduta composta accanto a me e si guardava intorno.

Abbiamo fermato un taxi e caricato Zoldan, poi è partito in direzione della clinica veterinaria più vicina.


Da allora non abbiamo più incontrato Zoldan né la sua padrona. Siamo rimasti intere settimane a chiederci che cosa ne fosse stato di lui e a interrogarci sulla vera natura dell'essere che abbiamo portato a casa, nutrito e coccolato, a cui abbiamo dato accesso al nostro divano e qualcuno anche al suo letto.

Se davvero ci fossimo messi in casa un serial killer travestito da cucciolo di labrador?

Quanto tempo dovremmo aspettare prima che decida di prendersela con qualcuno di noi?


Oggi, uscendo per il consueto giro del pomeriggio, abbiamo fatto il solito percorso e all'angolo dell'isolato... BUM! ri-ecco Zoldan. La padrona, appena ci ha visti arrivare, ha preteso di attraversare la strada nel punto in cui si trovava. Le auto, i taxi, le biciclette sfioravano la coda del povero Zoldan finché, davanti al muso di un bus, Zoldan si è bloccato, ha barcollato per pochi passi ed è caduto a terra.

Ho chiamato un taxi nella direzione opposta e ho caricato Zoldan e la sua padrona.

«Alla clinica veterinaria più vicina», ho detto al taxista battendo sulla portiera.

  • 23 ott 2024
  • Tempo di lettura: 1 min

Il tizio ha due jack russell e gli occhi fuori dalle orbite.

Uno dei due jack è una specie di trottola impazzita alla fine del guinzaglio.

L'altro lo guarda con indifferenza.

Anche Zelda dopo una prima conoscenza, lo lascia vorticare annoiata.

Il tizio attacca bottone:

«Russell è tremendo. Ha un anno e mezzo.»

«E l'altro come si chiama?»

Resta così: forse si aspettava conforto.

«Jack. Ma lui ha cinque anni.»

Pfui... li ha chiamati Jack e Russell.

«Non sapevo come tenerlo» riattacca tornando a Russell.

«Mi ha distrutto il soggiorno, il divano, le porte, poi abbaiava tutto il tempo.»

«Be', il jack russell... poi ne hai due», butto là.

«Ma Jack è tranquillo. Russell non sapevo come tenerlo. Gli abbiamo dato le pastiglie... sai, le pastiglie...»

Veramente no, non so.

«Ma non hanno funzionato. Allora sono andato dal veterinario che mi ha dato da provare la cannabis.»

Lo guardo sorpreso.

«La cannabis!» mi risponde come se non se non l'avessi mai sentita.

«Ora deve fare un controllo. Se tutto va bene, dovrei dimunuire la concentrazione.»

«La cannabis per il cane?»

«Per me. Almeno dormo, anche se Russell abbaia!»



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