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di cani, padroni e altri animali
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A spasso con Zelda

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  • 29 nov 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Sono passati un po' di giorni ma abbiamo avuto il nostro da fare.

L'aspetto più sconvolgente con cui abbiamo dovuto fare i conti in famiglia è sapere che in fondo a quella cordicella che chiamiamo guinzaglio non c'è un cucciolo di labrador, tenero, coccoloso, con tutte le sue espressioni da labrador ma un temibile killer.


Stavamo passeggiando per il consueto giro pomeridiano. All'angolo dell'isolato, del tutto inatteso, è spuntato Zoldan. Zoldan è un labrador champagne. Ha qualche anno, è abbastanza male in arnese e gira sempre senza guinzaglio.

A Zelda piacciono molto i suoi simili, se sono labrador è anche meglio. Quindi ha fatto di tutto per avvicinarsi a Zoldan che, d'altronde, non si è tirato indietro. Anzi.

Lei ha iniziato a fargli le feste e Zoldan è stato al gioco.

Finché.

Zoldan è caduto a terra.

«Oddio!», ha iniziato a urlare la padrona.

Zoldan non riusciva a rimettersi ritto sulle zampe.

«È morto! È morto!», strillava intanto.

Zoldan annaspava con le zampe come se nuotasse sul marciapiede, respirando a fatica.

«Come quell'altro! Mio marito!»

Ero paralizzato dalla situazione. Zelda, invece, era seduta composta accanto a me e si guardava intorno.

Abbiamo fermato un taxi e caricato Zoldan, poi è partito in direzione della clinica veterinaria più vicina.


Da allora non abbiamo più incontrato Zoldan né la sua padrona. Siamo rimasti intere settimane a chiederci che cosa ne fosse stato di lui e a interrogarci sulla vera natura dell'essere che abbiamo portato a casa, nutrito e coccolato, a cui abbiamo dato accesso al nostro divano e qualcuno anche al suo letto.

Se davvero ci fossimo messi in casa un serial killer travestito da cucciolo di labrador?

Quanto tempo dovremmo aspettare prima che decida di prendersela con qualcuno di noi?


Oggi, uscendo per il consueto giro del pomeriggio, abbiamo fatto il solito percorso e all'angolo dell'isolato... BUM! ri-ecco Zoldan. La padrona, appena ci ha visti arrivare, ha preteso di attraversare la strada nel punto in cui si trovava. Le auto, i taxi, le biciclette sfioravano la coda del povero Zoldan finché, davanti al muso di un bus, Zoldan si è bloccato, ha barcollato per pochi passi ed è caduto a terra.

Ho chiamato un taxi nella direzione opposta e ho caricato Zoldan e la sua padrona.

«Alla clinica veterinaria più vicina», ho detto al taxista battendo sulla portiera.

  • 23 ott 2024
  • Tempo di lettura: 1 min

Il tizio ha due jack russell e gli occhi fuori dalle orbite.

Uno dei due jack è una specie di trottola impazzita alla fine del guinzaglio.

L'altro lo guarda con indifferenza.

Anche Zelda dopo una prima conoscenza, lo lascia vorticare annoiata.

Il tizio attacca bottone:

«Russell è tremendo. Ha un anno e mezzo.»

«E l'altro come si chiama?»

Resta così: forse si aspettava conforto.

«Jack. Ma lui ha cinque anni.»

Pfui... li ha chiamati Jack e Russell.

«Non sapevo come tenerlo» riattacca tornando a Russell.

«Mi ha distrutto il soggiorno, il divano, le porte, poi abbaiava tutto il tempo.»

«Be', il jack russell... poi ne hai due», butto là.

«Ma Jack è tranquillo. Russell non sapevo come tenerlo. Gli abbiamo dato le pastiglie... sai, le pastiglie...»

Veramente no, non so.

«Ma non hanno funzionato. Allora sono andato dal veterinario che mi ha dato da provare la cannabis.»

Lo guardo sorpreso.

«La cannabis!» mi risponde come se non se non l'avessi mai sentita.

«Ora deve fare un controllo. Se tutto va bene, dovrei dimunuire la concentrazione.»

«La cannabis per il cane?»

«Per me. Almeno dormo, anche se Russell abbaia!»



  • 16 ott 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

La tizia con l'amstaf marrone e bianco che ho incontrato stamattina all'area cani sotto casa, ha un reticolo tatuato nero e rosso che le parte dal dito medio della mano sinistra e corre su per il braccio fino al collo.

Sarò pure pieno di pregiudizi ma, in genere, questi ragazzoni palestrati con i tatuaggi, l'amstaf o il pitbull, non mi ispirano mai molta fiducia. Insomma, non gli affiderei nemmeno il sacchetto dell'umido da buttare. Quando li incontro per strada, prima spostavo i bambini in modo da trovarmi io in mezzo tra il cane e loro, mentre ora faccio spostare Zelda che, incosciente, va a stuzzicarli per giocare. Di solito, come in questo caso, hanno quasi sempre neonati al seguito o bambini piccoli. E penso che, sì, insomma: avere uno di quei cani che gira per casa è un po' come avere un'arma automatica a puntamento autonomo. Non sai quando spara e non sai chi colpisce.

Una specie di moderno drone da guerra.

La ragazza ha anche una bellissima bambina in carrozzina.

Dice che fa la scuola Montessori.

Resto sorpreso.

Dice che in definitiva i principi di Maria Montessori sono validi ancora oggi e non è mai troppo presto per iniziare.

Permettere a ciascuno di essere com'è e fare cose alla sua portata e in sicurezza, conoscere attraverso l'osservazione e permettere lo sviluppo attraverso l'esplorazione, essere un genitore che non insegna attraverso le punizioni, ma che rafforza il comportamento desiderato, usare il corpo e sviluppare fiducia attraverso il corpo in movimento nell'ambiente, permettere all'individuo di scegliere il ritmo con cui lavorare per essere a proprio agio e abile nei nuovi compiti.

Non deve raccontarlo a me, le dico: i miei figli frequentano entrambi scuole Montessori.

Questa volta è lei a guardarmi sorpresa.

Parlava del cane.


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