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di cani, padroni e altri animali
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A spasso con Zelda

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  • 9 ott 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Zelda non ha mangiato per tutto il giorno, rifiutando anche quello che "a forza" abbiamo cercato di darle. Al telefono il veterinario suggeriva di intervenire con farmaci, gastroprotettori e fermenti lattici. E di cambiarle l'alimentazione. Quindi siamo usciti per procurarci la carne e le patate e le medicine necessarie. Ma Zelda ha rifiutato tutto.

A mano a mano che la giornata è trascorsa, Zelda perdeva tonicità e aveva smesso anche di bere.

A sera era visibilmente dimagrita: assomigliava più a un setter che a un labrador.

E aveva iniziato a tremare.

Verso mezzanotte ci siamo decisi a portarla all'ospedale veterinario, dall'altra parte della città.

Il cane, ci hanno detto, non doveva toccare terra perché era immunocompromesso e rischiava un qualche contagio. Sul tavolo poteva stare solo sulla traversina che le avevano predisposto.

D'altronde Zelda non aveva intenzione di muoversi da lì.

Abbiamo atteso e atteso. Sono venuti a misurarle la temperatura. Sono andati via senza dire niente. Noi abbiamo atteso nell'odore pungente di disinfettante misto a pappa ed escrementi. Poi sono venuti per farle l'emocromo e abbiamo atteso sotto la luce al neon. Poi l'hanno prelevata per farle una lastra all'addome e abbiamo atteso nel freddo dello studio.

Poi abbiamo atteso che, goccia dopo goccia, l'acqua della flebo finisse dalla bottiglia sotto la sua cute.

Poi sono tornati per consegnarci gli esiti degli esami.

«Il cane non ha niente. Forse una gastroenterite», ci hanno detto.

Siamo passati alla cassa. Zelda ha iniziato a frustarmi con la coda contenta. Ho strisciato la carta di credito e detto addio a una certa quantità di soldi. La veterinaria è tornata con un cucchiaio di pappa che Zelda ha mangiato di gusto, come se non fosse stata male tutto il giorno.

Devo procurarmi una di quelle macchinette che servono a strisciare le carte di credito, per ogni volta che Zelda si sentirà male. Così potrò curarla direttamente da casa.




  • 1 ott 2024
  • Tempo di lettura: 1 min

Il mondo si divide in due: quelli-che-hanno-il-cane e tutti gli altri.

Chi ha il cane, in genere, ha-il-cane. Nel senso che, a sentirli, parlano solo del loro cane.

Sono circa dieci anni che incontro sempre la stessa tizia all'incrocio sotto casa. A qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi condizione atmosferica se ne va in giro con un akita inu arancione, imperscrutabile e cocciuto. Lo chiamiamo "Cane di Marmo" perché non si muove fino a quando scatta un click nella sua testa.

In dieci anni la padrona non ha mai ricambiato un saluto né c'è mai stato modo di scambiare due parole sul tempo. A dirla tutta non ha mai alzato lo sguardo dal suo cane per posarlo sui suoi simili. Perché lei è una che-ha-il-cane. Voglio dire: potrebbe passarle accanto la cosa più incredibile, un uomo al sesto mese di gravidanza, non alzerebbe lo sguardo perché lei-ha-il-cane. Le siamo passati accanto con bambini in fasce, vestiti da zucche ad Halloween, da renne la sera del 24 dicembre. Lei non ha mai alzato lo sguardo dal suo cane arancione.

Questa mattina ero con Zelda all'incrocio. Cane di Marmo era immobile sull'altro lato. È scattato il verde, gli siamo passati accanto. Padrona di Marmo si è animata.

Ora faccio ufficialmente parte del gruppo di quelli-che-hanno-il-cane.

  • 26 set 2024
  • Tempo di lettura: 1 min

Il nostro appartamento è stato completamente ripulito.

Era successo la prima volta una decina di anni fa con l'arrivo di A. Con il dovuto anticipo, ogni superficie era stata spolverata, lavata e disinfettata, ogni mobile, ogni cassetto aperto, svuotato e pulito con cura, il contenuto, a sua volta, pulito e disinfettato. Le tende, i materassi, i cuscini, i divani, le poltrone, i tappeti, ogni scampolo di stoffa era stato mandato in lavanderia. Le piastrelle passate con il vapore e la fuga tra una piastrella e l'altra accuratamente sfregata con uno spazzolino da denti che veniva cambiato a ogni miglio di superficie ripulita.

Per non parlare della verdura e della spesa che da un lercio magazzino entrava in casa nostra. Ogni foglia di cavolo, ogni confezione veniva disinfettata prima di essere riposta nella dispensa o in frigorifero.

Stesso copione per l'arrivo di A. quattro anni dopo. Questa volta però sono passati per l'inceneritore di microbi anche i vestiti, i giochi, i libri di A. grande.

Con l'arrivo di Zelda, non solo tutto è stato pulito e disinfettato, ma la maggior parte dei mobili e delle suppellettili è stata trasferita in un lercio magazzino. Gli ospiti vengono accolti in un salone vuoto: non ci sono tappeti, le tende sono state eliminate. I libri e le riviste chiusi in scatoloni. Tutto è stato sollevato a una altezza a cui i denti di Zelda ancora non possono arrivare. È rimasto un divano. Sacrificabile. E un recinto per contenere i leoni.

In un comunicato la Anonima Appartamenti ha rivendicato il colpo e ha promesso di rilasciare i mobili, i tappeti e le tende nei prossimi mesi. Dipende dall'atteggiamento di Zelda.

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